Nella cornice di un Fabrique pieno e scalpitante come raramente accade, domenica 11 marzo è salito sul palco, direttamente dagli States, la giovane promessa della scena trap americana Playboi Carti.
Lo show dell’artista nato ad Atlanta era originariamente previsto al Magnolia, ma l’organizzazione si è trovata a fronteggiare un numero di prevendite vendute ampiamente superiore alla capienza del locale, trasferendo quindi la serata al Fabrique. La scelta si è rivelata vincente, sia dal punto di vista dei numeri che da quello della gestione logistica dell’evento: il locale era pieno ma non imbottito fino all’inverosimile, permettendo quindi a tutti i presenti di godersi al meglio lo show.
Definirlo a tutti gli effetti un live forse non sarebbe corretto, visto e considerato lo svolgimento della serata. Dopo un’ottima selecta a cura prima dei ragazzi di RRRiot, poi di Places + Faces ed infine del dj ufficiale di Carti, quest’ultimo sale finalmente sul palco, praticamente in perfetto orario rispetto quanto pronosticato nella scaletta dell’evento. Lo show è stato caratterizzato da una buona presenza scenica da parte del rapper, assolutamente impeccabile nel caricare il pubblico con le sue energetiche movenze sul palco. Dal punto di vista puramente vocale ha invece latitato decisamente di più: come da previsione l’intero live ha visto i pezzi registrati uscire delle casse, però il minutaggio che ha visto Playboi Carti rappare è stato in realtà piuttosto risicato. Si è limitato per lo più a doppie e sporche, con qualche sporadico verso rappato; paradossalmente è stata più massiccia la presenza vocale del dj in console, a tratti.
La presenza di fan davvero appassionati ha però mitigato l’effetto finale: gran parte – se non davvero tutti – i presenti conosceva a memoria l’intera scaletta di Carti, da hit conosciute come Magnolia fino a gran parte dei brani contenuti nell’omonimo mixtape rilasciato lo scorso aprile. Una partecipazione davvero massiccia e coinvolta quella del pubblico, che non si è fermato neanche un minuto, carico di adrenalina e pieno di energia – a più riprese alcuni ragazzi si allontanavo dal centro per riprendere fiato, grondanti di sudore, per poi lanciarsi di nuovo sotto il palco. Le ripetute richieste di far partire un moshpit infernale sono state esaudite solo in parte, visto che il pogo si è concentrato a tutti gli effetti solo in un piccolo cerchio al centro del locale. La cosa sembra aver infastidito Carti ad un certo punto dell’esibizione, mostrandolo quasi scarico in alcuni frangenti; l’instancabile coro che si sollevava per ogni canzone lo ha però galvanizzato nuovamente, portandolo a concludere lo show in crescendo, praticamente sulla transenna che lo separava dal pubblico.
Il pubblico presente ha sfoggiato outfit degni della Milano fashion week, a cavallo tra l’appariscente e il bizzarro; neanche le più pesanti felpe imbottite hanno però impedito che per tre quarti d’ora i presenti saltassero, ballassero e si sgolassero davanti al loro beniamino. Tra i volti noti presenti, impossibile non citare Lazza e Drefgold, ai quali gran parte dei presenti ha rivolto urla di approvazione, una volta finito lo show e notata la loro presenza nella balconata sopraelevata del Fabrique.
Sebbene la performance canora in sé di Playboi Carti sia stata ben lontana dall’essere memorabile, la sua capacità di tenere il palco e di coinvolgere il preparatissimo pubblico ha reso lo show davvero piacevole. La forza trainante delle produzioni nei suoi brani, veri e propri anthem da pista, hanno fatto il resto: se tutti i presenti sono usciti più che soddisfatti dal locale, si può davvero criticare il risultato finale? Per chi scrive la risposta è decisamente no.