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Universal Hip Hop Museum: alla scoperta della casa dell’hip hop nel Bronx

19-12-2017 Goodidea Style

Universal Hip Hop Museum: alla scoperta della casa dell’hip hop nel Bronx

E’ stato presentato a settembre dalla New York Economic Development Corporation (NYCEDC), e approvato in questi giorni dal dipartimento di tutela e sviluppo di New York, un progetto nel South Bronx chiamato Bronx Point. Del valore di 300 milioni di dollari, comprenderà 600 unità abitative pensate per nuclei famigliari con un reddito medio-basso, una vasta area food, un teatro all’aperto, una piazza pubblica dedicata alla programmazione di eventi e soprattutto il primo museo hip hop al mondo, ufficialmente chiamato Universal Hip Hop Museum. Allo stato attuale delle cose sembra essere un’iniziativa parallela a quella di Harlem di cui vi avevamo già parlato qui, e il cui primo lotto dovrebbe essere completato nel 2018.

Il progetto sembra voler essere la risposta politica alla totale assenza di progetti strutturali pensati per la salvaguardia e la valorizzazione del patrimonio artistico e culturale, arrivato al suo apice con la demolizione di 5 Pointz, che ha sdegnato il mondo e che oggi ha avuto una rivincita, quanto meno economica, con la sentenza che impone allo Stato di New York di risarcire tutti gli artisti che avevano contribuito a rendere famosa nel mondo quell’area urbana altrimenti degradata.

Il museo, in collaborazione con Google, Microsoft e altre aziende tecnologiche, racchiuderà al suo interno gli artisti che hanno avuto una connessione diretta con il movimento e che hanno contribuito all’evoluzione e alla diffusione della conoscenza della cultura Hip Hop, con personalità di spicco, come Ice-T e LL Cool J, che saranno membri onorari del consiglio direttivo, una sorta di garanzia di qualità. L’obiettivo di Rochy Bucano e Kurtis Blow, rispettivamente direttore esecutivo e presidente del Museo, è creare un’esperienza coinvolgente con un viaggio temporale attraverso le arti, dalla musica alla grafica, dal writing alla fotografia e che punta a diventare un riferimento internazionale per la storia dell’hip hop.

Kurtis Blow in un’intervista a DNAinfo ha spiegato: “L’Universal Hip Hop Museum potrebbe essere il progetto più importante per la conservazione della cultura hip hop. Questa nuova istituzione culturale sarà una nuova destinazione turistica per New York e il Bronx.”

L’inaugurazione dell’Universal Hip Hop Museum è prevista per il 2022, ma sono già molte le iniziative e i progetti in itinere, come 16 Bars 4 Hip Hop, una raccolta di 26 tracce donate, da artisti emergenti e vere e proprie icone hip hop, all’archivio del museo. I produttori esecutivi Kurtis Blow e Rocky Bucano hanno chiamato all’azione cantanti, produttori e autori la cui diversità creativa e generazionale diventa il vero punto di forza del progetto. La cover è un’illustrazione realizzata da Eric Orr, writer e visual designer nativo del Bronx, che ha riproposto una caricatura di Max Robot – il suo pamphlet pubblicato nel 1986 e considerato il primo fumetto Hip Hop. E’ in ballo anche un ensemble internazionale con artisti che provengono da ogni angolo del mondo, tra cui Cuba e Sud Corea, ma anche nomi noti come Chip Fu dei Fu-Schnickens, che ripropongono il classico brano Boom Bap RU Ready. Per chi invece cerca nuove voci da mettere in radar, ci sono Mkay e Scholar con That’s Me, IIconic e Desiire Da Kid con I Don’t Know e Sire con Run Up On Em.

Nella sua storia di oltre 40 anni, l’Hip Hop è sempre stato inclusivo e ha abbracciato la diversità. Ora che il genere musicale è riconosciuto come il più popolare al mondo_, 16 Bars 4 Hip Hop_ è la cometa che segna la strada verso il più importante polo culturale Hip Hop al mondo. La compilation è un invito a mobilitare la comunità globale per sostenere l’indipendenza creativa e per raccogliere fondi che andranno direttamente destinati alla sua costruzione.