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S Pri: l’intervista

03-02-2020 Haile Anbessa

S Pri: l’intervista

L’artista austriaco S Pri, alla vigilia del suo nuovo EP Cheers To Life, ci racconta il suo approccio innovativo alla dancehall, con tante influenze hip-hop e melodie dance pop moderne.

Haile Anbessa: sei austriaco ma vivi a Manchester, nel Regno Unito. È stata la musica ad avere influenzato questa scelta? Che differenze hai riscontrato tra queste due realtà?
S Pri: sì, sono nato e cresciuto in Austria, a Baden per la precisione, una città a sud di Vienna. Dopo anni passati ad aver cercato di realizzarmi musicalmente in Austria, ho capito che un cambio di scenario avrebbe giovato alla mia “carriera”. Sono stato quindi approcciato via social da un artista giamaicano che era interessato a collaborare con me al mio progetto e che viveva a Manchester. La decisione di spiccare il volo verso altri lidi è stata quindi obbligata. Sappiamo tutti che gran parte della scena UK è fortemente influenzata dalle atmosfere caraibiche con i ritmi dancehall o soca. Un mercato molto più vasto e adatto alle mie esigenze rispetto all’Austria.

H.A.: parlami del tuo primo EP. Cosa ci dobbiamo aspettare? Quando uscirà?
S.P.: il piano è quello di farlo uscire nel primo trimestre del 2020. Sarà una fusione di vari generi. È prodotto dal mio attuale producer Alystr Nash, nato a Trinidad, cresciuto a St. Vincent ma al momento anche lui residente in Inghilterra. È un mix di beat dancehall, hip-hop, soca e RnB. Gli argomenti delle liriche sono vari da quelle sulle positive vibes, spaziando a soldi e belle ragazze. Un autentico esperimento di fusione di un bianco austriaco che fa musica giamaicana in Gran Bretagna!

H.A.: come è nata la tua collaborazione con G.Baby per Touch Your Body?
S.P.: ci siamo conosciuti via Instagram e mi ha domandato se fossi interessato a una collaborazione con lui. Io sono sempre molto interessato a nuovi progetti e soprattutto a collaborare con altri artisti di talento. Quindi mi ha mandato subito la strumentale e abbiamo cominciato a lavorare assieme.

H.A.: e con la dancehall come hai iniziato?
S.P.: il reggae è stato parte della mia vita fin da quando sono nato. La mia famiglia ascoltava a casa grandi classici come Bob Marley o Peter Tosh. Sono stato introdotto alla dancehall invece quando avevo circa dodici o tredici anni e me ne sono subito innamorato. Ho quindi approfondito l’argomento con avidità, imparando molto sulla Giamaica, la cultura Rasta e quella dancehall e dopo un po’ ho capito che ascoltare solo non era più sufficiente. Ho quindi iniziato a cantare e non ho mai smesso, tentando sempre di migliorarmi fin da quel giorno.

H.A.: chi sono i tuoi modelli musicali?
S.P.: considero le mie più grosse influenze deejay come AIdonia, Vybz Kartel, Bounty Killer, Baby Cham così come singjays come Mavado e Wayne Marshall.

H.A.: come definiresti il tuo stile?
S.P.: credo che ogni artista in qualche modo sia influenzato da altri quindi le similitudini sono molte ma io comunque sto tentando di construirmene uno tutto mio. Vorrei rappresentare in maniera autentica il mix del cantato e del deejaying in chiave dancehall.

H.A.: musicalmente parlando, quale sogno vorresti diventasse realtà?
S.P.: tutti questi investimenti, sacrifici e sforzi nei confronti del mio amore per la musica sono per la passione che mi brucia dentro. La condizione migliore sarebbe quella di avere una vita felice per me e chi mi sta accanto grazie alla musica ma questa non è la motivazione principale che mi spinge a comporre. Sarebbe solo la ciliegina ed è comunque ciò per cui sto lavorando duramente.

H.A.: stai già lavorando su qualcosa di nuovo?
S.P.: il lavoro non si ferma mai. Come ho detto l’EP è nelle sue fasi finali e successivamente ho tanto materiale nuovo ancora non pubblicato che è già in arrivo e tanto altro già in fase di produzione.