Nota di metodo, per i pochi a cui ancora non fosse chiaro: ormai, quando si parla di vendita, non si parla più solo di una persona fisica che si reca in un negozio di dischi (digitale o fisico) e ne compra uno (digitale o fisico), ma anche e soprattutto di streaming. E’ una delle ragioni per cui il rap da qualche anno stravince: perché i maggiori fruitori dello streaming sono ovviamente i ragazzi più giovani, e i ragazzi più giovani ascoltano a palla e a ruota soprattutto il rap. Questo, però, non basta sicuramente a spiegare il perché siamo finalmente arrivati in vetta alle classifiche, e in particolare a quelle di lungo periodo, che riassumono l’andamento di un anno intero. Il motivo va ricercato altrove, nel fatto che finalmente l’hip hop italiano è un universo talmente variegato e pieno di sfumature da soddisfare davvero tutti i gusti: e di questo non possiamo che essere felici. (Continua dopo la foto)
Come ogni gennaio la FIMI, federazione che riunisce l’industria discografica italiana, ha pubblicato le classifiche che decretano gli album, i singoli, le compilation e i vinili più venduti del 2018: e il rap ha trionfato praticamente ovunque. In particolare, l’album più venduto in assoluto è stato Rockstar di Sfera Ebbasta: nella top 10 seguono Playlist di Salmo alla n°4 (un risultato straordinario, se si pensa che è uscito solo qualche settimana fa), 20 di Capo Plaza alla n°6, Peter Pan di Ultimo alla n°7 (non è propriamente rap, ma è comunque un’artista urban e soprattutto è prodotto da una delle label indipendenti più attive nel rap e nata in seno alla scena, Honiro) e Davide di Gemitaiz alla n°9. In totale, nella top 100 gli album rap o assimilabili alla musica urban presenti in classifica sono 34, più di un terzo del totale, e praticamente tutti italiani fatta eccezione per XXXTentacion, Post Malone, Drake e Eminem. Ci sono molti nomi che si ripetono più volte con due album diversi, come Gué Pequeno, Salmo o Ultimo, e anche degli outsider totali, come Mezzosangue (alla n°94, perfino più in alto di Achille Lauro che è alla n°97, anche se c’è da dire che avere realizzato un album doppio lo avvantaggia, dal punto di vista degli streaming) e Frah Quintale. La classifica dei singoli, poi, mostra un panorama ancora più netto: nella top 100, la metà delle canzoni sono rap o urban. E anche quella dei vinili segna un cambio di passo clamoroso: il vinile italiano più venduto in assoluto è quello di Enemy di Noyz Narcos. Più di Mina, più di Lucio Battisti.
Insomma: dal punto di vista dei numeri, c’è di che festeggiare. Dal punto di vista della qualità, anche: è vero, non tutti i dischi presenti in questa classifica sono degli immortali capolavori, ma ce ne sono parecchi che sono belli, validi, fatti bene e che sicuramente resteranno per ben più di un anno. E le cagate pazzesche di fantozziana tradizione sono veramente poche, oltretutto. La speranza, per il 2019, è che sempre più realtà valide e solide riescano a farsi strada nell’industria discografica italiana: ci guadagneremmo tutti.