Eleonora, 39 anni, era alla discoteca Lanterna Azzurra di Corinaldo (Ancona) perché aveva accompagnato la figlia di otto anni al live di Sfera Ebbasta (non lo chiamiamo “concerto” perché il tour vero, nei palazzetti, inizierà solo in primavera: questo doveva essere solo uno showcase). Le altre vittime sono tutte minorenni, fan del rap e della trap: Mattia e Benedetta, 15 anni, Daniele, 16, Emma e Asia, 14. Oltre ai sei morti, si contano 120 feriti, di cui una decina gravi. Trovare le parole per parlare di ciò che è successo senza urtare la sensibilità di nessuno è praticamente impossibile. Ma questo è il tragico bilancio di una nottata come purtroppo potevano essercene tante altre, in Italia: è successo a un live di Sfera Ebbasta perché è la vera superstar del momento, e ha coinvolto un numero impressionante di ragazzi giovanissimi, bambini e genitori perché il suo pubblico è talmente ampio e variegato da andare a pescare in tutte le fasce d’età. Ma non commettete l’errore di pensare che potesse succedere SOLO a un concerto di Sfera Ebbasta, perché i fatti di ieri notte sono l’orrenda, disgustosa conseguenza di fattori che hanno pochissimo a che fare con gli artisti e tantissimo a che fare con abitudini molto italiane.
Dalle indagini appare evidente che a causare la tragedia sarebbero stati principalmente due fattori: la presenza nel locale di centinaia di persone oltre al consentito (si parla di 1500 biglietti venduti dai gestori della discoteca, quando il limite di capienza era di sole 870 persone, riporta il Corriere) e uno spray urticante, che qualcuno avrebbe spruzzato rendendo difficile respirare a tutto il pubblico circostante e provocando il panico e la conseguente fuga verso le uscite di sicurezza. Fuori dal locale alcune transenne sarebbero cedute sotto il peso della gente, facendo cadere molti spettatori che sarebbero stati calpestati dalla folla. Non è la prima volta che lo spray urticante viene usato in questo modo in un luogo chiuso o affollato, a mo’ di macabro scherzo o per distrarre la gente e poter rubare più comodamente dalle loro tasche. Era già successo ai concerti di Marra e Gué e Ghali, ma anche a Torino, durante la proiezione della finale di Champions League in piazza San Carlo. Si può dire che sia diventata una moda, come quella dei selfie estremi o dei sassi dal cavalcavia, se di moda si può parlare. (Continua dopo il comunicato di Sfera Ebbasta)
Di chi è la colpa, quindi? Noi non possiamo che ribadire che spetta in primis agli organizzatori evitare di spolpare e spremere ogni data fino all’inverosimile, e perquisire con attenzione rigorosissima chi entra; l’artista, soprattutto quando arriva ad avere un pubblico di milioni di persone, non può farsi carico di questo in prima persona, evidentemente. Qualunque cosa si pensi della musica di Sfera, lui non c’entra nulla con quello che è successo. Fino a qualche anno fa sarebbe successo a un concerto pop, oggi capita a un live trap. E tra l’altro capita dopo una lunga serie di campanelli d’allarme che avrebbero dovuto far comprendere la pericolosità degli spray al peperoncino, che nonostante tutto vengono comunque venduti ovunque (perfino in edicola, in allegato ad alcuni giornali) e spesso non vengono ritirati dalla security all’ingresso dei locali (sono molto più attenti a ritirare birre e altre bevande, notoriamente pericolosissime per il fatturato del bar). E mentre si moltiplicano i gesti di solidarietà nei confronti delle vittime – tra tutti quelli di Gemitaiz, Mecna e di tutti gli artisti del roster Thaurus, che per rispetto del lutto hanno annullato i loro concerti di stasera – da parte nostra mandiamo un abbraccio a tutti coloro che si sono ritrovati coinvolti loro malgrado in questa immane tragedia. Sopra il palco e sotto.