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Leon & RootsQuake – l’intervista

01-01-2018 Haile Anbessa

Leon & RootsQuake – l’intervista

Il progetto RootsQuake nasce a Roma dalla sintesi di varie esperienze musicali iniziate nel 2003 e consolidate nel 2009 dall’unione dei tre musicisti. Il loro cammino è stato caratterizzato da una varietà di assetti, da live band a trio dub in diversi contesti locali e piccoli festival italiani. Questo senso di collaborazione e libertà di scelta è l’essenza di RootsQuake che prima di essere una band, è un’esperienza da condividere. Lo stile cantautoriale old school insieme ad arrangiamenti moderni danno vita ad una sonorità unica che si differenzia dal panorama reggae italiano, impegnandosi così a diffondere e preservare gli autentici valori della reggae music.

Haile Anbessa: come nasce il progetto?

Leon & RootsQuake: il progetto è frutto della voglia di produrre qualcosa di originale, con una sonorità più vicina al reggae “old school”, accostabile a quello della Giamaica più pura. Il progetto si è sviluppato attraverso la collaborazione con altri musicisti, i quali hanno registrato con noi diversi brani. Qualche anno dopo ne abbiamo scelti alcuni con l’aiuto di Savio Cannito della Goodfellas e Oreste Zurlo della Fridge Records, che si sono interessati della stampa e della distribuzione dell’album.

H.A.: siete tre musicisti dalla Sicilia e da Mobay in Giamaica, come vi siete incontrati?

L.R.: in realtà io (Gabriele) ho conosciuto Leon tramite dei ragazzi di Roma che stavano formando una band reggae. Durante i tre anni con questa band, ho conosciuto Marcello e, dopo che questa si è sciolta, l’ho coinvolto nel progetto con Leon insieme ad altri musicisti.

H.A.: come definireste il vostro stile?

L.R.: il nostro stile potrebbe essere definito come Roots-dub cantautoriale, nel quale le note in levare si intrecciano a testi carichi di realismo ed interiorità.

H.A.: che cosa ha messo ognuno di voi nel vostro suono?

L.R.: di sicuro tanto impegno e dedizione. Ognuno di noi ha cercato di dare al progetto la propria impronta musicale, con l’intento di trovare un sound che ci identifichi.

H.A.: parlatemi di City il vostro primo progetto discografico.

L.R.: abbiamo portato a termine “City” dopo un paio d’anni di lavoro. Contiene otto tracce, sei cantate e due dub strumentali. Insieme a Leon abbiamo arrangiato i pezzi che abbiamo interamente auto-prodotto. Tante vicissitudini hanno rallentato la realizzazione del disco, ma con perseveranza e determinazione, lo abbiamo portato a termine.

H.A.: chi ci ha preso parte?

L.R.: hanno preso parte vari musicisti, provenienti da diversi contesti musicali, come ad esempio: i fiati dei Funkymama, le tastiere di Ze (attuale tastierista degli Articolo 31 – 2.0) e le chitarre di Max Bizzarri, artista di strada molto popolare a Roma, e altri amici che ne hanno preso parte: “Shaggy” (chitarrista dei Red Stripes) e Luca Sortino (musicista indipendente)

H.A.: sarete in giro a presentare sui palchi il vostro progetto?

L.R.: abbiamo presentato l’album con un live allo “Scup” di Roma. Stiamo pianificando per il 2018 un tour in varie città della penisola.

H.A.: novità future?

L.R.: sicuramente in futuro ci dedicheremo ad un nuovo progetto. Abbiamo molti altri brani solamente da arrangiare e pubblicare, magari collaborando anche con altri artisti.