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Per favore, smettiamo tutti in coro di parlare della Dark Polo Gang

28-11-2016 Marta Blumi Tripodi

Per favore, smettiamo tutti in coro di parlare della Dark Polo Gang

Questa è la primissima volta che la Dark Polo Gang viene nominata sulle pagine di Hotmc, e sarà anche l’ultima (si spera, almeno). Il motivo per cui non ne abbiamo mai parlato prima è semplicissimo: sono scarsi, profondamente scarsi, e pure inconsistenti da tutti gli altri punti di vista che ci interessano, perciò non aveva senso trattare l’argomento. Per non parlare del fatto che oltre ad essere scarsi promuovono anche dei valori e degli stili di vita che ci fanno abbastanza ribrezzo – non parliamo del vivere da pimp, ma del fare finta di esserlo – e quindi non abbiamo mai avuto nessun interesse a far loro pubblicità anche solo criticandoli. Perché, allora, state leggendo questo articolo? Semplice: perché questa mattina, come era chiaro che prima o poi sarebbe successo, l’hanno fatta fuori dal vaso. Nello specifico, per chi si fosse perso l’episodio, hanno pubblicato sulle loro Instagram Stories (una funzione di Instagram che permette di postare dei contenuti temporanei, che spariscono dopo 24 ore) un video in cui insultavano pesantemente Bello Figo Gu chiamandolo negro di merda e facendogli il verso della scimmia. Probabilmente pensavano che nessuno se ne sarebbe accorto perché il video si sarebbe autodistrutto in poche ore, ma qualcuno l’ha salvato e lo ha ricondiviso su YouTube. La clip è diventata virale in tempo zero, provocando una serie di reazioni a catena che hanno dell’allucinante: la rivalutazione istantanea di Bello Figo Gu (anche questa cosa lascia abbastanza perplessi), insulti e prese di distanza da chi invece li seguiva o quantomeno non li disprezzava già, perfino Rolling Stone che cancella l’uscita di un’intervista registrata proprio ieri sera – tra l’altro durante un prestigioso party della Nike dove erano stati chiamati a suonare. Insomma, un gran casino. [NB: poco fa la crew ha postato un video di scuse rivolto a tutti i loro fan, proclamando di non essere razzista]

Il casino vero, però, è capire perché questi personaggi sono stati incoronati maîtres à penser da blogger, influencer, opinionisti, giornalisti, case di moda. L’anno prossimo festeggerò i miei primi vent’anni di hip hop, e in questi vent’anni non mi è mai e poi mai capitato di vedere nulla del genere. Sono considerati all’unanimità incapaci di rappare e privi di spessore (conoscete qualcuno, che non sia un loro amico o una persona che ha investito soldi su di loro, che li stimi? Io no), eppure sono i cocchi dell’industria fashion, i giornalisti generalisti amano parlare di loro come il nuovo che avanza, i loro live sono spesso pieni di gente anche se dal vivo paiono essere peggio che su disco. Capire perché è successo tutto questo ci interessa? La risposta è no, perché noi non ci occupiamo di sociologia della comunicazione, ci occupiamo di musica hip hop. Di OTTIMA musica hip hop, non di brutte imitazioni. Giustificare i discorsi oziosi e i ragionamenti sulla Dark Polo Gang – come tanti hanno fatto – dicendo “Non è il mio genere di musica e non mi piace, però se piace a così tanti evidentemente è roba forte” oppure “Tutti ne parlano quindi devo parlarne anch’io altrimenti non sono sul pezzo” è la cosa più sbagliata che si possa fare. Parliamo di tanti altri artisti trap che valgono mille volte più di loro, se vogliamo restare sul pezzo: Sfera, Rkomi, Tedua, tanto per dirne tre. Ma smettiamola immediatamente e una volta per tutte di parlare della Dark Polo Gang, anche solo per capire come hanno fatto a finire sulla bocca di tutti, perché così rischiamo di legittimarli. Il fatto che siano anche dei razzisti, oltre che dei pessimi rapper, non aggiunge né toglie nulla al silenzio con cui dovremmo combattere la loro esistenza: non perché sono delle brutte persone, non perché si vestono male, ma perché musicalmente non c’è davvero niente da dire su di loro. In passato altre due crew avevano sollevato nel pubblico polemiche simili: una era la ODEI (ma almeno il contesto degradato da cui provenivano giustificava la loro voglia di provarci), l’altra era la Do Ut Des Gang (ma almeno avevano abbastanza autoironia per strapparci un sorriso e farceli stare simpatici). La Dark Polo Gang non ha nessuna di queste scuse, e non ha neanche margini di miglioramento. Non ha neanche bisogno di essere emarginata dalla scena, perché è già fuori, nessuno si sognerebbe di dar loro credito. Non hanno nulla a che fare con la musica – né con quella che piace a noi, né con nessun’altra musica. L’unica arma con cui possiamo contrastarli è il silenzio. Shhh.