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Nandu Popu outta Sud Sound System:l’intervista

25-07-2014 Haile Anbessa

Nandu Popu outta Sud Sound System:l’intervista

Dopo quattro anni i Sud Sound System sono tornati con un nuovo ottimo album da studio, intitolato Sta Tornu. Abbiamo quindi avuto modo di incontrare Nando Popu, membro storico del celebre collettivo salentino, e la chiacchierata ha spaziato a 360 gradi, partendo dalla musica naturalmente e arrivando alla politica e alla vita di tutti i giorni.
Haile Anbessa: iniziamo dall’ultimo capitolo della storia dei Sud Sound System, il nuovo album Sta Tornu. Perché questo titolo innanzitutto?

Nando Popu: Sta Tornu perché il Sud Sound System sta tornando dopo quattro anni. In questo periodo comunque non siamo mai stati in panciolle perché tra featuring e collaborazioni abbiamo lavorato parecchio. Dopo una cadenza biennale dell’uscita dei nostri album abbiamo voluto aspettare un po’ di più questa volta per fare le cose per bene. Ci siamo fermati un po’ di più anche per osservare i cambiamenti in corso nella società. Stiamo vivendo un momento di forte crisi economica e politica e perciò per noi è importante capire al meglio quali strade stiamo percorrendo. La risultante di tutti questi cambiamenti in negativo sembra essere sempre di più un futuro negato ai giovani che invece dovrebbero rappresentare sempre l’energia più pura del paese e quindi da valorizzare al meglio. Con questo album volevamo trasmettere ai giovani qualcosa di nuovo e duraturo, al di fuori dei soliti schemi o dei soliti slogan. È servito quindi aspettare quattro anni perché questo Sta Tornu non è solo il nostro ritorno ma anche il ritorno di molte storie di giovani che ce la stanno facendo nella quotidianità. Ci stiamo finalmente risvegliando. Questi giovani hanno finalmente capito che per costruirsi una nuova esistenza non possono più contare sullo Stato ma sulle proprie energie e noi vogliamo incoraggiare proprio questi sforzi. Noi abbiamo avuto un punto di osservazione parecchio privilegiato, ossia il Sud Italia che oramai non è più solamente un sud geografico.

H. A.: a chi ti riferisci nello specifico?
N.P.: faccio riferimento ai giovani di Taranto per esempio, uno dei simboli più grandi di un Sud che è stato stuprato per lungo tempo. Taranto prima dell’avvento della grande industria ha scritto la storia della Magna Grecia ad esempio ed è sempre stata una città floridissima. I giovani oggi stanno avendo il coraggio di rinnegare in un certo senso l’esperienza dei propri genitori che hanno sempre lavorato in fabbrica. La grande industria è al capolinea e stanno fiorendo tante nuove esperienze di piccole imprese private di successo. Lecce ad esempio non ha mai avuto una grande industria ma nelle statistiche ISTAT è sempre un grado sopra ai grandi poli industriali pugliesi come Taranto o Brindisi. Si è capito che la grande industria non giova alla cittadinanza ma solamente ai grandi magnati. Ci si rimette solamente soprattutto a livello di salute e di ambiente. Delle stime dell’OMS di oggi hanno calcolato che se i grandi poli industriali si fermassero in questo momento per i prossimi cinquant’anni i bambini continuerebbero ad ammalarsi di cancro. Il Sud comunque si sta svegliando e si sta togliendo di dosso tutte quelle odiose etichette che lo vedono sempre come mafioso o arretrato. Come diciamo anche noi in una canzone dell’album, siamo una nazione strana e si tenta sempre di dividerci prima tra Nord e Sud e poi con tutta un’altra serie di etichette ma dobbiamo rifiutare questo sistema. Bene da tutte queste tristi situazioni sono nate diciotto canzoni che vogliono incoraggiare chi resiste a questo sistema e vogliono stigmatizzare tutte queste brutture. Bisogna non fidarsi più di questo tipo di Stato e riappropriarsi finalmente di se stessi. Un consiglio: ignorate questo Stato!

H.A.: queste cose le ripetete oramai da molto tempo. Non vi sentite frustrati a volte per questa situazione che sembra sempre peggiorare?
N.P.: stare in Italia molto spesso è frustrante è vero e stare al Sud lo è il doppio. Cerchiamo però di non perdere mai la speranza e fare il nostro ogni giorno. Dalla frustrazione infatti nasce l’energia più geniale. Io che giro parecchio per le scuole lo ripeto sempre agli studenti: voi avete il diritto e dovere qui al Sud di studiare il doppio degli altri per poter rendere grande un giorno la vostra terra. È in momenti di crisi profonda che nascono le menti migliori, questo è un fatto. Mi ritrovo spesso a discutere con ragazzi che iniziano a parlarmi arrabbiati per la situazione attuale e finiscono sempre a illustrarmi nuovi progetti interessanti per il futuro. Questo fa sempre ben sperare!

H.A.: dopo questo interessantissimo excursus sociologico ritorniamo sulla musica e sul disco. Ho visto parecchie collaborazioni internazionali. Come sono nate?
N.P.: il Salento d’estate, come oramai sanno bene tutti, si trasforma e quindi un mucchio di artisti giamaicani vengono a suonare dalle nostre parti. Oramai la nostra prassi è prenderli ogni volta, portarli nel nostro studio e chiuderli a chiave finchè non esce un featuring! (ride). Loro comunque sono contentissimi di venire giù in Salento perché i numeri che fanno giù da noi non li fanno nemmeno più a Londra. Rodigan ad esempio è da anni che sponsorizza la nostra causa! Il nostro pubblico è sempre esigente e quindi richiede sempre il massimo dagli artisti. I giamaicani poi ci stimano perché ci considerano innovatori e capostipiti di un genere di reggae diciamo mediterraneo e quindi non una scopiazzatura del loro. Su Sta Tornu troviamo Capleton, Left Side e Alozade

H.A.: ora siete in giro per il tour?
N.P.: sì già da qualche mese. Abbiamo toccato praticamente tutta Italia. Siamo già stati in Spagna e torneremo presto anche in Germania e Svizzera, dove i nostri emigranti ci seguono con affetto.

H.A.: ti ringrazio molto!
N.P.: grazie a te!