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La notte che Stevie Wonder suonò in piazza a Lucca

20-07-2014 Marta Blumi Tripodi

La notte che Stevie Wonder suonò in piazza a Lucca

Premessa: l’unica data italiana del tour di Stevie Wonder (attesissima, anche perché mancava dalla nostra ridente penisola dal 2008, anno in cui incantò il forum di Assago) è andata praticamente sold out in 24 ore nonostante i costi quasi proibitivi del biglietto. I posti più economici erano quelli in piedi, che costavano circa 60 euro – si arrivava a quella cifra anche a causa degli oltre 7 euro di prevendita – e man mano si andava salendo fino a superare quota 150 euro per le poltroncine delle prime file. Erano disponibili anche svariati pacchetti vip ancora più cari. Insomma, un investimento non da poco, contando anche i trasporti e gli alberghi per la trasferta. Lo abbiamo effettuato tutti volentieri, però, trattandosi di una leggenda vivente. Dal punto di vista dello show, abbiamo fatto benissimo: il concerto è stato favoloso e impeccabile, come sempre. Dal punto di vista logistico, invece, è stata una pessima scelta. Già, perché i posti in piedi, quelli che la maggior parte di noi fan squattrinati avevano acquistato, erano AL DI FUORI delle transenne. Avete capito bene.

Sostanzialmente, come potete vedere dalla foto qui, i posti a sedere erano posti nel mezzo di una piazza alberata. Alle spalle dei posti a sedere era stato montato il palco che ospitava la tribuna vip (avvistati personaggi del calibro di Zucchero, Marco Mengoni ed Umberto Smaila, parrebbe), una struttura altissima e imponente che impediva la vista al palco. Entrambe le zone erano interamente transennate per impedire l’accesso a chi aveva pagato il biglietto più economico, e agli sfortunati dei 60 euro era concesso solo di rimanere sì nella piazza, ma alle spalle dell’area delimitata, dove non si vedeva niente a causa della tribuna vip, o ai lati, dove si vedeva molto poco a causa degli alberi. Morale della favola: Stevie Wonder l’abbiamo visto solo dal megaschermo e in piazza serpeggiava un malcontento notevole, tanto che gli organizzatori, comparsi sul palco prima dell’inizio del live per accettare un riconoscimento dalla Provincia, sono stati fischiati a lungo. Tutto ciò per spiegarvi il perché leggerete sui social network molti commenti inviperiti a corredo della serata.

Ma torniamo al live vero e proprio e sfatiamo un paio di leggende metropolitane. Primo: NON si trattava dell’ultimo concerto di Stevie Wonder in tutta la sua carriera, come si vociferava, ma solo dell’ultimo di questo tour. Non si sa però se ci sarà un’altra occasione di ascoltarlo dal vivo in Italia, visto che il nostro ha una certa età e prima o poi potrebbe decidere di andare giustamente in pensione. Secondo: NON è vero che Stevie Wonder non sa più cantare. Se lo pensate probabilmente è a causa della sua esibizione agli ultimi Grammy insieme ai Daft Punk, in cui presumibilmente aveva un po’ di mal di gola e ha preso qualche stecca, ma vi assicuriamo che è solo un caso, perché di solito è impeccabile, e lo è stato anche ieri sera, nonostante qualche colpo di tosse. Terzo: NON è vero che ormai canta poco durante i concerti. Semplicemente, ama introdurre lunghe parentesi strumentali e jam session, che spesso servono a collegare le varie canzoni senza spezzare il ritmo con uno stacco netto o una chiusa. D’altronde, su un totale di oltre due ore di musica di altissimo livello, è più che accettabile. Detto questo, un suo concerto è un’esperienza quasi lisergica, a partire dalla band che affolla il palco – vi sembrerà di vederci doppio perché ogni strumento è ridondante, con due chitarre, due tastiere, due percussioni e quattro cori oltre al basso, alla batteria, ai fiati e allo stesso Stevie che suona il pianoforte, l’armonica e praticamente qualsiasi altra cosa. E’ anche un’esperienza interattiva, perché il nostro eroe ama coinvolgere il pubblico a cui fa ripetere armonizzazioni, cori e giochi di voce che integrano le parti suonate e cantate da lui (e infatti a fine concerto vi ringrazierà anche, dopo avere presentato tutta la band: “And thanks also to the wonderful Stevie Wonder Voices of Lucca: it’s you, folks!”). La scaletta varia da serata a serata e da tour a tour, ma di solito la percentuale di soddisfazione è molto alta, perché fa praticamente tutte le canzoni che tutti noi desideriamo ascoltare dal vivo: quest’anno le uniche grandi assenti sono state Master blaster, Lately, Isn’t she lovely e You are the sunshine of my life, che però nel 2009 a Milano aveva inserito in repertorio, probabilmente perché aveva più tempo a disposizione. Si lancia anche in un paio di cover, tra cui una strepitosa Volare, che fa cantare al pubblico, e un’altrettanto pirotecnica Michelle, in omaggio ai Beatles. Memorabile anche il suo lungo monologo sui recenti fatti di politica estera che tutti noi abbiamo letto sui giornali: l’abbattimento per errore di un volo civile in Ucraina e il conflitto israelo-palestinese. Al grido di “No war, no terrorism, no more” invita il pubblico ad unirsi alla sua protesta contro la stupidità della violenza.

Ma il vero fuori programma della serata è la presenza di una coppia di neo-sposi, ancora vestiti con gli abiti della cerimonia e seduti tra le prime file. A un certo punto qualcuno avverte Stevie della loro presenza e lui coglie l’occasione per salutarli pubblicamente: il suo assistente gli porge il boquet da “benedire” e gli sussurra qualcosa all’orecchio. “I’ll see what I can do”, risponde lui, e dopo pochi minuti capiamo qual era la richiesta: che gli dedicasse la loro canzone preferita, As. Sulle note dell’indimenticabile hit i due salgono sul palco, incespicando un po’ nello strascico della sposa, e fanno il loro primo ballo da marito e moglie davanti a tutti, mentre il più grande soulman di tutti i temi canta per loro e gli augura tutta la felicità del mondo: ragazzi e ragazze, prendete appunti, è così che si inizia col botto una nuova vita insieme. Si accettano scommesse su quanti sposini novelli (o personaggi equivoci travestiti da sposi) seguiranno il loro illuminante esempio durante il suo prossimo live italiano. Sperando che ce ne sia un altro molto presto, e che magari stavolta il palco sia visibile per tutti.

Errata corrige: Alcuni lettori ci segnalano, giustamente, che dopo il già citato concerto del Forum di Assago Stevie Wonder è tornato dalle nostre parti anche nel 2010, all’Arena di Verona. Mancava quindi dall’Italia da 4 anni.