Dietrologia, ma non come il libro di Fabri Fibra: siamo proprio sicuri che il motivo dell’esclusione del rapper dal concertone sia davvero una rivolta femminista? Qualche motivo per dubitarlo, onestamente, c’è. Sia chiaro che questa riflessione è spinta da una sensazione più che da un’idea sensata, come direbbe il buon Esa: in altre parole, nessuno sta vociferando sull’argomento, è solo una speculazione nostra. Però…
Un passo indietro: Fabri Fibra viene invitato da Marco Godano, l’organizzatore del concertone del primo maggio. Il concertone è finanziato dai sindacati confederati, ma l’organizzatore ovviamente non ne è parte, si occupa semplicemente di promuovere l’evento e “metterlo in pratica”, per così dire. Senonché D.I.R.E., ovvero Donne In Rete contro la Violenza, un network che raccoglie 62 associazioni antiviolenza, scrive una lettera aperta ai sindacati (sul loro sito non ce n’è traccia neanche nella sezione dedicata alla rassegna e ai comunicati stampa, quindi non possiamo sapere esattamente cosa dice il testo) protestando in quanto Fabri Fibra sarebbe omofobo e maschilista, e inciterebbe alla violenza sulle donne. Le canzoni incriminate sarebbero due, e la più recente risale al 2006. I sindacati, con una decisione senza precedenti, decidono di escludere Fibra dal concertone, a due settimane dall’evento, privandosi così del proprio headliner. L’organizzatore si dice dispiaciutissimo, ma purtroppo non può opporsi in alcun modo alla decisione di CGIL, CISL e UIL.
Non entriamo nel merito della protesta di D.I.R.E., per quanto a qualsiasi conoscitore della musica rap in generale e della musica di Fibra in particolare sembri insensata ed eccessiva (a chi vi scrive, donna, dà molto più fastidio una canzone come Voglio una donna di Vecchioni piuttosto che uno storytelling, per quanto crudo, di Fabri Fibra: un’azione del genere equivale a censurare l’autore di un romanzo che ha per protagonista un serial killer, impedendogli di partecipare a un festival letterario). La vera questione non è la lettera di protesta, è la reazione dei sindacati. Strutture che ogni anno spendono milioni di euro per produrre un evento come il concertone, e ogni anno sono un po’ più povere dell’anno precedente, tanto che nel 2009 rischiava addirittura di saltare per mancanza di fondi. Dopo stagioni di fasti in cui erano artisti “di prima fascia” come Vasco Rossi o Jovanotti a chiudere la serata, quest’anno il picco massimo di notorietà era toccato proprio da Fabri e da Elio e le Storie Tese: entrambi artisti che non costano cifre monumentali (gruppi come i Coldplay prendono fino a 3 milioni di euro a concerto, per intenderci), ma che giustamente pretendono un cachet degno della loro caratura. Il sospetto, quindi, è legittimo: che i sindacati, magari a seguito di una trattativa economica un po’ turbolenta, abbiano preso la palla al balzo e ne abbiano approfittato per estromettere Fabri Fibra dalla serata senza fare una brutta figura e risparmiare su una grossa voce di spesa? Non sappiamo quanto questa ricostruzione possa essere plausibile, ma scegliere di dar retta a una lettera di denuncia che si indigna per due canzoni, rispettivamente di sette e nove anni fa, puzza abbastanza di pretesto. Naturalmente siamo disponibilissimi a rimangiarci tutto in caso di smentite e precisazioni perché, lo ripetiamo, questo è solo un dubbio che ci è venuto. Dice il saggio: stretta è la foglia, larga la via, dite la vostra che ho detto la mia.
UPDATE #1: Siamo finalmente riusciti a scovare il testo della lettera inviata dalla presidentessa dell’associazione D.I.R.E., Titti Carrano. Lo riportiamo per completezza (si tratta degli stralci pubblicati da Huffington Post):
Il Primo Maggio è una festa, un evento di grande risonanza e troviamo ingiusto e diseducativo per i tantissimi giovani che vi partecipano invitare un cantante che scrive testi carichi di stereotipi contro la donna, che sono l’humus da cui si genera la violenza.
In particolare sono alcuni passaggi delle canzoni Su le mani e Venerdì 17 ad essere sotto accusa. Nella prima si esalta la violenza con riferimenti a una dolorossissima vicenda che scosse l’Italia negli anni ’80 e che contò 16 vittime, nella seconda invece l’artista canta lo stupro e l’assassinio di una bambina di 12 anni ed esalta azioni violente contro le donne.
Si deve porre fine a questi linguaggi che oltraggiano continuamente il corpo della donna e questa è un’occasione per ribadire la necessità di un cambiamento che sia prima di tutto culturale. È necessaria un’attenzione più alta da parte della politica ai temi della violenza contro le donne, del femminicidio: solo nel 2012 sono state uccise oltre cento donne. Bisogna finanziare la rete dei 62 centri antiviolenza presenti in Italia ai quali solo nell’anno passato si sono rivolte oltre 14 mila donne, ma soprattutto mettere in atto campagne di sensibilizzazione che passano anche dal prendere le distanze da un certo tipo di linguaggio, come quello utilizzato da Fabri Fibra.
UPDATE #2: Rockol ha raggiunto Mario Godano, l’organizzatore del concerto, per chiedergli un commento all’ipotesi che dietro l’esclusione di Fibra ci possano essere questioni di budget: potete leggere la sua risposta (una secca smentita, pur ammettendo che i soldi quest’anno sono davvero pochi) a questo link.