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Fuoco Negli Occhi: Quasintervista + vinci una copia di Indelebile

17-03-2012 Marta Blumi Tripodi

Fuoco Negli Occhi: Quasintervista + vinci una copia di Indelebile

E’ con grande gioia che inauguriamo il nuovo formato della Quasintervista, ovvero un’intervista-questionario via mail simile all’obbligo-verità di adolescenziale memoria. E lo facciamo con uno dei gruppi più caldi del momento, i bolognesi/bruxellesi Fuoco Negli Occhi, il cui nuovo album Indelebile è uscito qualche mese fa. E, per metterci il carico da undici, mettiamo in palio anche tre copie dell’album da regalarvi. Per partecipare, è sufficiente rispondere a questa domanda:

Come si chiama la quarta componente di FNO?

Iscrivetevi alla nostra pagina di Facebook e inviate la vostra risposta (entro e non oltre domenica 25 a mezzanotte) a mail(at)hotmc.com, indicando nell’oggetto COMPETITION FNO e specificando nome, cognome, indirizzo ed eventuale nick su Facebook. Tra tutte le risposte esatte pervenute, estrarremo a sorte tre vincitori che riceveranno a casa una copia dell’album.

La quasintervista:

Hotmc.com: Che lavoro fate nella vita, rap a parte?

Kyodo: Ho sempre fatto il magazziniere. Ora cerco di campare solo di laboratori musicali e attività nell’ambito dell’educativa sociale.
Prosa: Responsabile Commerciale Estero nel settore dell’ abbigliamento.
Brain: Impiegato.

H: Quando vi siete incontrati e come?

K: Io e Brain nel ’98, Prosa 5/6 anni dopo. Nella scena bolognese ci si conosce più o meno tutti. E’ nata da subito una buona affinità.
P: Dopo vent’ anni passati a Bruxelles sono venuto a Bologna nel 2004 e tramite amici in comune ho cominciato a collaborare con Chiodo e Brain: creare FNO è stato molto spontaneo. Due anni dopo è arrivata a Bologna anche mia sorella Micha, che faceva già parte del collettivo Malefix Team con il quale cantavo in Belgio.

H: Quanto tempo fa avete incontrato l’hip hop e come?

K: Alle superiori: nel ’96 ascoltavo HipHop italiano, poi gradualmente ho iniziato a dipingere (’97) e rappare (’99). Il Link ha avuto un ruolo importantissimo, ci andavo molto spesso. Ricordo un live di Masta Ace pesissimo. Poi prendevo il treno e andavo a tutte le jam più sperdute… anche da solo. Tanti ricordi.
B: Il ricordo più intenso che ho dell’inizio è il B-boy Event del 1998 in Piazza Maggiore. Era una Jam vera e propria, e ricordo che vidi per la prima volta tutti quelli che ascoltavo in quel periodo. C’erano Esa, Inoki, Fabri Fibra, Fritz Da Cat, dj Lugi e molti altri; c’era addirittura Neffa. Non cantarono tutti ovviamente, l’evento era incentrato sul b-boyng, ma era bello vedere tutto quel movimento. Dopo quella Jam provai a fare tutto: dj, b-boy, mc, addirittura qualche bozzetto. Ho fatto sia il dj che l’mc per un periodo e poi ho cominciato a fare solo l’mc.
P: Ho avuto la fortuna di crescere in una città multietnica dove è praticamente impossibile non avvicinarsi a questa cultura. Era più o meno il ’96 quando ho cominciato a scrivere le prime rime e ascoltavo senza sosta gli Iam, 3ème Oeil, Fonky Family, Soul Choc etc. Poi, nonostante fossi in Belgio, cercavo di rimanere aggiornato sul rap italiano: 107 elementi e Scienza Doppia H sono rimasti a lungo nel mio lettore cd.
H: Il pezzo che avreste voluto scrivere: B: Che felicità di Elio e le storie tese.
K: Parole liquide di Neffa.
P: 11 Septembre di Medine. Cruda realtà che ti rimane dentro per come il brano è interpretato.

H: L’mc/il musicista che sareste voluti essere:

B: Jim Morrison
K: Chali 2na è il mio mito! Anche se non vorrei mai essere un altro…
P: Per flow e talento, sicuramente Christopher Wallace aka Notorious.
H: Ultimo disco acquistato?

K: Mastino – Ipnosi Collettiva
P: K Maiuscola, l’ ultimo album
B: Il vinile di Non all’amore non al denaro né al cielo di Fabrizio de André, versione originale.

H: Ultimo concerto a cui avete assistito?

B: L’ultimo che sono andato a vedere (e non ero lì per fare il live di apertura), gli Onyx a Bologna.
K: L’ultimo dove non ho cantato io: De La Soul al TPO. Ma la memoria mi inganna. Di sicuro non è stato l’ultimo.
P: I Foreign Beggars a Firenze.

H: Una cosa che il vostro album Indelebile ha e nessun altro disco avrà mai:

K: La combinazione di lingue diverse, tecnica e contenuto. Ma non sono così superbo da credere che nessun altro disco l’abbia avuta o l’avrà mai.
B: Un featuring del sergente Hartman.
P: Lo skit di mia figlia.

H: Il vostro pezzo preferito dell’album e perché:

K: Trono senza memoria perché è quello che istintivamente ascolto di più.
B: L’intro, perchè non cantiamo.
P: Ti cito Storie perché contiene molteplici significati che fanno riflettere, e perché dopo sei anni mi hanno convinto a scrivere di nuovo in italiano: adesso ne passeranno minimo altri 12…
H: Definite l’album in cinque parole.

K: Indelebile come BlockBuster sui mattoni… (prima o poi si scolorisce e devi farne un altro).
B: Indelebile è unico perchè l’ultimo.
P: E’ l ultimo perché poi basta
H: Quanto tempo ci avete messo a scriverlo e registrarlo?

K: Tantissimo. Io sono parecchio lento a scrivere. Sono quasi un maniaco.
B: Un’infinità, se ci penso invecchio di 10 anni in un secondo.
P: Kyodo non sembra un maniaco , lo è. Le sillabe devono andare in quel posto e in quel determinato modo… Questo è il suo amore per la scrittura e per le metriche. Seriamente parlando, ci abbiamo messo più del previsto ma credo sia normale quando hai lavoro e famiglia.

H: Gli ospiti: chi sono e come li avete scelti?

K: Orifice Vulgatron (Foreign Beggars) e Specta (ex Saian Supa Crew) sono due punti di riferimento a livello europeo. Claver Gold mi prende così bene che ci sto facendo un disco…
P: Avere Specta sul disco, per me, è un sogno: come il bambino che da grande vorrebbe fare due palleggi con Maradona. Io sono cresciuto con il suono targato Saian Supa Crew. Venne un week end a Bologna qualche anno fa per registrare un pezzo del disco precedente e adesso che ci sentiamo spesso; era ovvio continuare questo rapporto collaborativo anche in Indelebile.
B: abbiamo scelto chi per gusto e affinità si avvicinava piu al nostro stile.
H: Di solito, riascoltate il vostro disco?

K: Sì. Non tutte le tracce. Però riascolto volentieri anche i dischi precedenti. Se non mi piacesse la roba che facciamo non la farei.
B: Difficile: in genere mi arriva, lo scarto, lo ascolto tutto una volta e poi basta. Perché? Provate voi a sentire gli stessi pezzi in fase di mastering mix e registrazione per più di un anno e mezzo e vedrete che vi passa la voglia.
P: A me piace riascoltarlo in diversi stereo per vedere come suona, ma è chiaro che dopo infinite sessioni di mixaggio ti viene il voltastomaco.
H: La cosa più buffa/curiosa che vi è capitata mentre lavoravate al disco:

B: Sono sicuro che l’80% dei pezzi Prosa li ha scritti mentre era sul cesso, ma non fraintendete, è che li scrive proprio li. Di Chiodo, invece, posso dire che l’80% dei pezzi non ricorda di averli scritti. La cosa più curiosa che è successa a me in questo album è che ci ho messo meno a fare una figlia che a chiudere sto disco…
K: Fatevi passare qualche video fatto col cellulare da dj Rod… Ci sono alcune chicche che a raccontarle non rendono allo stesso modo.
H: Recensite l’album. Il maggior pregio:

K: Molto vario, dall’ hip hop classico alla sperimentazione dubstep.
B: La varietà continua fra i pezzi.
P: Diverse lingue insieme (no homo)

H: Recensite l’album. Il maggior difetto:

B: La varietà continua fra i pezzi.
K: Alcuni pezzi sono un po’ vecchi (anche se lo sappiamo solo noi).
P: Cerco di negare a me stesso i difetti.

H: Pubblicizzate l’album. Uno slogan ad effetto per invitare la gente ad ascoltarlo:

K: Vieni a vederci in live e lì deciderai se comprarlo… (PS: Nel libretto ci sono tutti i testi).
P: Se non ti piacciono i wannabe, forse ti piacciono i Fuoco Negli Occhi.
B: Vi dico solo che l’esclusiva per la vendita di questo disco c’è stata chiesta anche dall’angolo di Roberto, giusto per farvi capire la bazza. Ovviamente non abbiamo accettato perchè siamo troppo underground.