Intervista telefonica all'ottimo artista roots Richie Spice, autore di grandissime tunes, alla vigila dell'uscita del suo prossimo album: Gideon Boot edito da Vp Records.
Haile Anbessa: ciao Richie! È un piacere intervistarti. Dove ti trovi ora?
Richie Spice: ciao Mario. Il piacere è mio! Ora mi trovo a casa in Giamaica.
H.A.: partiamo con le domande. Quando hai iniziato con il reggae? Puoi raccontarci qualcosa dei tuoi esordi non molto conosciuti?
R.S.: ho iniziato aprendo i tour di Rita Marley (la moglie di Bob n.d.r). Esperienza incredibile! Io provengo da una famiglia di artisti. I miei fratelli sono Pliers del duo Chaka Demus & Pliers, Spanner Banner e Snatcher.
H.A.: sei molto amico anche del grande Chuck Fenda vero?
R.S.: certo! Abbiamo lavorato assieme alla Fifth Element Records. Facevamo molta musica. Tentavamo assieme di elevare i nostri stili ad un livello superiore, sperimentando. Buone vibrazioni! Bei tempi! Anche se io ho iniziato molto prima a cantare.
H.A.: dicevi prima che provieni da una famiglia di grandi talenti. In che modo questo ha influenzato la tua carriera e le tue scelte?
R.S.: fare musica era per me una cosa naturale. Scrivere pezzi è nel mio dna, così come in quello dei miei fratelli. Quindi l' appartenenza a una famiglia di artisti, posso dire che mi ha aiutato soprattutto ad avere maggiore confidenza con i meccanismi musicali e ad affinare la tecnica.
H.A.: domanda difficile. Hai una preferenza in particolare fra i tuoi fratelli artisti?
R.S.: amo i miei fratelli tutti allo stesso modo perché nostro padre ci ha insegnato ad amarci l'un l'altro e a dividerci tutto.
H.A.: tu sei un fervente rasta. Esponici il messaggio delle tue canzoni.
R.S.: ci sono vari messaggi nelle mie canzoni ma tutti si concentrano soprattutto sulla gioventù. Le generazioni future sono la cosa più importante che abbiamo perciò dobbiamo prendercene cura tutti assieme.
H.A.: a proposito di questo. Oggi l'immagine della gioventù in Giamaica soprattutto non è proprio edificante. Troppa competizione violenta anche tra i nuovi artisti più giovani. Vuoi dire qualcosa in proposito?
R.S.: purtroppo è così. Anche se non posso parlare per il prossimo. Io parlo per me. E posso dirti che ogni giorno mi adopero per fare rinascere una gioventù sana e positiva. È uno sforzo molto importante
H.A.: l'estate scorsa hai suonato in Sicilia. Come hai trovato il pubblico italiano?
R.S.: lo adoro perché rispetta la musica reggae e soprattutto ne comprende il vero significato. Al giusto livello. Apprende a pieno gli insegnamenti della musica che facciamo. Per cui rispetto per il pubblico italiano!
H.A.: il tuo ultimo album In The Streets To Africa è stato molto apprezzato. Una domanda: cosa ti ha spinto ad includerci un dvd?
R.S.: tengo molto a quel dvd. È un filmato-documentario. Un regalo che ho voluto fare a tutti i miei fans per fare capire meglio chi sono, come vivo, com'è la mia famiglia, i miei problemi di tutti i giorni. Spero sia stato apprezzato!
H.A.: c'è una tua hit a cui sei particolarmente legato?
R.S.: tutte e nessuna. Ognuna ha un significato particolare per me, una sensazione diversa. Ogni canzone rappresenta qualcosa. Ognuna è come se fosse un figlio per me.
H.A.: ora due parole sul tuo album di prossima uscita Gideon Boot…
R.S.: Gideon Boot è qualcosa di mai sentito. Un sound fresco. Puoi ascoltarlo in ogni occasione. Da solo, come in famiglia. È fondamentalmente un disco roots. C'è un'ottima combination con Gentleman all'interno. Il titolo dell'album, così come quella della title track, sta a significare che Babilonia sta cadendo perciò ci dobbiamo alzare tutti, metterci in tutta fretta le scarpe e andarcene. Una fuga fisica, mentale e spirituale. La vita è un percorso duro. È un disco molto potente che riflette soprattutto sulle attuali crisi mondiali.
H.A.: ti vedremo presto in Italia?
R.S.: spero proprio di sì. Non c'è ancora niente di confermato ma credo che mi esibirò al Rototom Sunsplash 2008.
H.A.: grazie Richie!
R.S.: grazie a te Mario! Jah bless everytime!