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Il disco più venduto d’America non esisterebbe senza Westside Gunn

07-07-2021 Luca Gissi

Il disco più venduto d’America non esisterebbe senza Westside Gunn

Senza dubbio i più attenti tra di voi si ricorderanno di una simpatica vicenda accaduta lo scorso anno, quando ben prima degli avvenimenti di Minneapolis l’industria musicale proseguiva la sua strada per la questione razziale: tra chi si era mobilitato fisicamente e chi si era espresso con la musica, fa quasi sorridere il caso del buon vecchio Tyler nel periodo Grammy. L’etichetta urban tra le famose statuette era a detta sua da considerare come “a politically correct way to say the N-word”: volendo differenziare le uscite più pop influenzate dalla musica black dai premi già dedicati (R&b, Soul, Hip Hop e via dicendo) è diventato nei suoi pochi anni di vita l’ingiusta appendice di colore del più generale premio pop. La considerazione di Tyler verteva concretamente sull’ingiusta classificazione di Igor, album pluripremiato con un’incredibile inventiva ma etichettato prima come urban e poi nello specifico come rap: il premio quindi al miglior album rap dell’anno lo scontenta proprio per il suo taglio molto più universale. È un paradosso che un’anno e mezzo dopo ci ritroviamo a parlare di Call Me If You Get Lost, probabilmente l’album più hip hop della sua intera carriera.

I fan ricorderanno certamente di un instancabile vecchio Tyler pronto ad ogni uscita a rappare di continuo con la sua voce profonda: sono passati anni ed un così radicale ritorno alle origini prima degli ultimi singoli non era minimamente pronosticabile. Tyler, The Creator basta dà sé nel crearsi da cima a fondo il suo suono, il suo immaginario e la sua narrazione interna: nonostante questo l’intero mondo musicale si è presto espresso sul suo ultimo album e sembrano ormai essersi esaurite le argomentazioni a riguardo. A questo ovviamente ci aggiungiamo il consenso unanime sia a livello numerico, primo nella top generale di Billboard, sia di critica, con molti che parlano già di disco dell’anno. Perciò più che su una generale panoramica dell’album siamo qui per fare chiarezza su un’aspetto specifico: l’inaspettata e vivace appartenenza hip hop del progetto. Per farlo occorre citare due personaggi chiave per le sue fondamenta, Dj Drama e Westside Gunn.

Il primo essendo presente lungo tutto il disco è stato già abbondantemente citato in questa veste: quando si parla della galassia mixtape i cultori la rilegano ancora e per sempre proprio al dj di Fildalfia. Questo dimostra come l’host di Dj Drama ancora nel 2021 non abbia perso il suo fascino e doni al tutto la cifra stilistica più hip hop che esista: da primo fan di quel mondo, Tyler decide di farsi accompagnare nel suo viaggio da questo compagno d’eccezione. Parlando di lui in una delle sue ultime live su Instagram, Felicia conclude che “ciò che ha fatto per il rap è fenomenale” elencando poi alcuni dei lavori che lo hanno formato a livello musicale con dentro il nome di Dj Drama.

Del secondo, che è un po’ il motivo per cui quest’articolo esiste, non sentiamo nemmeno la voce ma si potrebbe dire con assoluta tranquillità che senza Westside Gunn e l’universo Griselda non sarebbe mai esistito Call Me If You Get Lost. E qui dividiamo la questione in due strade: per la prima basta seguire semplicemente le parole dell’autore. Nella stessa live citata poco fa Tyler dedica il disco anche al rapper di Buffalo e aggiunge “to Westside Gunn, for making me just want to rap again. I love rap, it changed n-ggas lives”. Lo ringrazia a tal punto da addosargli per intero il suo ritorno ad un rap senza mezza termini e non solo liricamente: “This n-gga just yelled over songs, years of needing this” dimostra il suo amore per il catalogo firmato Flygod. Anche a parole l’influenza è più che semplicemente velata, ma per capirne la portata occorre dare uno sguardo al tiro generale della produzione musicale che segue, con grande fedeltà ma con alcuni tocchi magici di Tyler, lo stile Griselda e correlati: prende in prestito dal mondo Alchemist, Daringer, Camouflage Monk più affiliati e l’unica produzione non curata da lui lo dimostra.

Stiamo parlando della prima traccia, Sir. Baudelaire, in cui i fan di Westside Gunn si saranno trovati certamente spiazzati dalla somiglianza con la traccia Daniel Irvin, contenuta nel suo tape Flygod Is An Awesome God 2; ma non si tratta di una semplice omonimia di sample: come ci suggeriscono i crediti del disco, il beat è letteralmente lo stesso prodotto da Conductor Williams, che più recentemente abbiamo visto brillare sul nuovo clamoroso di Mach-Hommy. Gran parte delle produzioni del disco ricreano quelle atmosfere e i risultati sono validissimi: Corso, Hot Wind Blows, Massa, Blessed, Safari sono solo le più evidenti. Tyler quindi è in forte debito con tutto il mondo Griselda, drumless, new golden age e chi più ne ha più ne metta, non essendo la prima volta che lo troviamo a bazzicare in questo ambiente. Il tutto come ricorderete era già stato presentato nella traccia più fortunata di Pray For Paris di Gunn, 327 in collaborazione proprio con Tyler oltreché che con Joey Bada$$.

La domanda a questo punto sorge spontanea: è Griselda l’evento hip hop più influente degli ultimi anni? Dopo aver completatamente ribaltato l’estetica della scena underground, Westside Gunn e soci puntano ormai da tempo a esportare i loro prodotti ad un pubblico sempre più vasto, pur scontrandosi con i limiti della loro assoluta particolarità e della lontananza dai suoni di punta in questo momento: nonostante questo la lista dei featuring importanti continua a crescere. 50 Cent, Eminem, 2Chainz, Freddie Gibbs, DMX, Method Man, Raekwon, Lil Wayne, Rick Ross, tutte leggende di periodi e stili diversi tra di loro. Addirittura il mondo Griselda è arrivato a Travis Scott, stilisticamente e anagraficamente ancora più lontano dai nomi appena citati: nell’ultima sfilata per Dior uno dei due inediti presentati dal rapper di Houston è proprio in featuring con Westside Gunn, su un beat profondamente alla Westside Gunn.Tutti risultati clamorosi che rispecchiano alcuni versi di Conway che trovavamo su Spurs 3:

Griselda, bitch, we the inspiration,
You can see me and Gunn influencin’ all the music these niggas makin” e aggiunge “Lotta albums are suddenly startin’ to feel a lil’ more Griselda-esque”.

È vero che molti dischi iniziano a suonare sempre un po’ più Griselda? Call Me If You Get Lost è solo il caso più eclatante e forse artisticamente più notevole di una grande schiera di artisti, che non solo in ambito musicale, stanno avendo più di un contatto col gruppo di Buffalo. Nelle stessa traccia in cui Benny ci dice che ha “jewels like we do Travis Scott numbers the first week” l’essere arrivati a farci un featuring interamente voluto da lui la dice lunga.

Ritornando al discorso CMIYGL, è anche banale dirvi che da fan del genere è un disco da non perdere assolutamente. Tyler si supera ancora una volta e questo volta lo fa totalmente nel modo più congeniale a molto di noi, il più inaspettato ma il più efficace.