I numeri sono così impressionanti da far girare la testa: 24 milioni di streaming nel mondo nelle prime 24 ore, 11 tracce su 11 in testa alla classifica di streaming di Spotify (di cui 7 che battono il record di performance per le prime 24 ore dall’uscita), 7 canzoni nella global chart di Spotify, due – Rockstar e Cupido – nella top 100 delle più ascoltate al mondo. Chi si stupisce dei risultati di Rockstar probabilmente non ha seguito l’antefatto, perché anche il disco precedente, l’omonimo Sfera Ebbasta, aveva debuttato nella top 10 di iTunes in altri quattro paesi europei, oltre all’Italia. Insomma: qualunque cosa pensiate della sua musica, di lui come artista o dei gusti musicali dei ragazzi di oggi, i fatti non mentono. Siamo di fronte a qualcosa di straordinario e mai accaduto prima.
Nonostante tutto, però, c’è ancora chi ritiene che il successo di Sfera Ebbasta, soprattutto quello internazionale, sia una brutta notizia. In base alla mia esperienza, i detrattori di Sfera si dividono tendenzialmente in due categorie: ci sono a) quelli che proprio non lo tollerano, e b) quelli che invece lo tollerano ma si vergognano a fare dichiarazioni pubbliche in questo senso, perché hanno paura del linciaggio da parte della categoria a. Partiamo dal presupposto che non c’è niente di male a non amare la trap, o a non amare Sfera nello specifico; bisognerebbe però avere l’obbiettività di saper riconoscere quando un prodotto è fatto bene, e Rockstar – piaccia o non piaccia – è sicuramente a livelli talmente competitivi da poter essere esportato e apprezzato anche da chi non capisce una mazza di quello che sta dicendo, ma è in grado di apprezzarne il sound e il flow. Il che, a pensarci bene, è esattamente quello che facevamo tutti quando abbiamo iniziato ad ascoltare il rap americano senza sapere ancora l’inglese. (Continua dopo il video)
Questo articolo, comunque, non vuole essere un processo né alle opinioni, né alle intenzioni. Vorrebbe solo essere un invito a non demolire tutto sempre e comunque, per partito preso, soprattutto quando si tratta di qualcosa che esula dalla nostra minuscola parrocchia, dalla nostra minuscola comfort zone. C’è una lunga serie di motivi per cui tutti, a prescindere dai gusti, dovrebbero essere felici del successo di Sfera Ebbasta. Il fatto che il suo sia un disco a modo suo senza compromessi, ad esempio: non strizza l’occhio al pop e al pubblico generalista (come invece fanno Ghali e molti altri), il che vuol dire che c’è speranza di sfondare nel mainstream anche per tutti coloro che non hanno intenzione di ammorbidirsi. Il fatto che per la prima volta in tanti anni arrivi una nuova generazione a portare una ventata d’aria fresca nel mainstream (perché parliamoci chiaro, finora i rapper con vendite da serie A erano tutti over 35: quei risultati se li meritano assolutamente, ma c’era bisogno anche di qualcuno che abbassasse la media dell’età, per non rischiare la fossilizzazione e il conseguente disinteresse progressivo della discografia). Il fatto che, se un prodotto legato al rap e partito dal nulla genera un’economia così globale, altri investitori arriveranno e saranno disposti a rischiare anche su altre nuove leve, indipendentemente da quanto poco comprendano la loro musica. Il fatto che, se l’Italia diventa un mercato riconosciuto anche all’estero, sarà più facile portare qui i grandi tour internazionali. Ma soprattutto: in un paese in cui le raccomandazioni, le scorciatoie e i progetti costruiti a tavolino sono all’ordine del giorno anche nel music business, che due ragazzi partiti dal nulla come Sfera Ebbasta e Charlie Charles siano arrivati così in alto e in così poco tempo dovrebbe essere una buona notizia per tutti.
P.S.: Sì, la persona che ha scritto questo articolo ha collaborato con Sfera al suo libro, quindi potrebbe essere considerata di parte o poco obbiettiva. In realtà lavorare con lui e vedere quanta cura, attenzione e sbattimento ci sono dietro ai suoi progetti, mi ha aperto gli occhi su tante certezze che credevo di avere e ora non ho più. E’ possibile che io sia più obbiettiva adesso, indipendentemente dai miei gusti personali che comunque, come tutti sanno, sono abbastanza lontani dalla trap italiana.