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Scandalo molestie, anche l’hip hop ha il suo Weinstein: è Russell Simmons

30-11-2017 Marta Blumi Tripodi

Scandalo molestie, anche l’hip hop ha il suo Weinstein: è Russell Simmons

In America, e non solo, si moltiplicano le pubbliche denunce di molestie ai danni di giovani donne (e a volte anche uomini) che a vario titolo lavorano nel mondo dello spettacolo. Se a Hollywood è quello di Weinstein il caso più eclatante, seguito a ruota da Kevin Spacey, diversi altri personaggi noti sono stati costretti a pubbliche scuse o dimissioni per azioni commesse in passato. E l’ultimo della lista è Russell Simmons, co-fondatore di Def Jam e magnate del business della musica urban, con partecipazioni in numerose altre compagnie. Tanto per rendere l’idea, oltre alla sua attività discografica produce gli special televisivi Def Poetry e Def Comedy, entrambi in onda su HBO, ha creato il franchise cinematografico Il Professore Matto, ha fondato i brand di moda Phat Farm, Argyleculture e Tantris e ha addirittura una sua linea di carte di credito.

Nelle scorse settimane la modella Keri Claussen Khalighi lo ha accusato di averla stuprata alla presenza di un’altra persona nel 1991: all’epoca Keri aveva 17 anni, Simmons 33. Il diretto interessato ha negato l’aggressione, sostenendo di avere avuto un rapporto consensuale con la ragazza. Pochi giorni dopo è stato coinvolto, anche se indirettamente, in un altro caso di molestie: l’attore Terry Crews, una star della comedy afroamericana, ha di recente rivelato di essere stato lui stesso vittima di molestie, in quanto anni fa un produttore di Hollywood (maschio) gli avrebbe toccato insistentemente i genitali durante un colloquio. In seguito a queste dichiarazioni il produttore in questione è stato sospeso dalla casa di produzione per cui lavora, ma a quanto pare Russell Simmons avrebbe inviato delle mail a Crews invitandolo a ritirare le sue denunce e a “lasciar perdere per questa volta”. Crews ha pubblicato su Twitter le mail in questione, evidenziando l’atteggiamento lassista di Russell Simmons nei confronti di chi, come lui, ha scelto di denunciare. E le critiche sono arrivate a pioggia. (Continua dopo la foto)

Russell Simmons con Brett Ratner, il produttore/molestatore che avrebbe cercato di coprire

Ma la ciliegina sulla torta (o per meglio dire la pietra tombale) di questa vicenda l’ha messa la sceneggiatrice Jenny Lumet, che ha lavorato con lui nel 1991: anche lei all’epoca era giovanissima. In un articolo pubblicato ieri sull’Hollywood Reporter, ha denunciato che all’epoca era stata costretta con la forza a fare sesso con Russell Simmons, che l’avrebbe portata con l’inganno a casa sua e a cui avrebbe ceduto “per paura che potesse succedermi qualcosa di peggio”. Anche in questo caso Simmons afferma che si sarebbe trattato di un rapporto consensuale, ma se è vero che due indizi non fanno una prova, le insinuazioni cominciavano a diventare un po’ troppe per essere ignorate.

In risposta a tutto ciò, oggi Russell Simmons ha rilasciato un comunicato in cui si scusa con la presunta vittima e fa (a modo suo) penitenza per quanto è successo in passato. Inoltre aggiunge che si ritirerà volontariamente da tutte le posizioni dirigenziali nelle sue aziende: “Mentre nei corridoi del potere si fa inevitabilmente spazio per una nuova generazione, non voglio essere una distrazione, perciò mi dimetto da tutte le aziende che ho fondato. Le varie compagnie saranno ora gestite da una nuova e variegata generazione. Quanto a me, mi farò da parte e continuerò a cercare di perseguire la mia crescita personale e il mio apprendimento spirituale; e soprattutto, cercherò di ascoltare”. Quanto a Def Comedy, che era in procinto di debuttare con dei nuovi episodi, verrà comunque trasmessa da HBO, ma il contributo di Simmons è stato cancellato: “Russell Simmons non apparirà in questa nuova stagione e rimuoveremo il suo nome dalla serie d’ora in poi” recita il comunicato ufficiale. “Def Comedy è una piattaforma per comici promettenti ed emergenti e non vogliamo privarli dell’opportunità di mostrare il loro talento a un pubblico di portata nazionale, ma non abbiamo altri progetti in corso con Russell Simmons”. Insomma, sembra che d’ora in avanti – comunque la si pensi su quest’ondata di denunce e rivendicazioni – per lo showbusiness americano sarà sempre più difficile nascondere le proprie malefatte e uscirne indenne.

AGGIORNAMENTO AL 10/01/2018: La bufera non accenna a placarsi: sono ormai 14 le donne che hanno accusato a vario titolo Russell Simmons (di molestie, violenza o stupro, a seconda dei casi). Alcune hanno anche sporto denuncia, ma la maggior parte di loro si sono limitate a lanciare accuse a mezzo stampa, come nella videointervista che vedete qui sotto. Per controbattere a queste accuse, oltre a mobilitare un piccolo esercito di avvocati, il fondatore di Def Jam ha lanciato una campagna social con l’hashtag #NotMe, che evidentemente mirava ad essere una risposta all’hashtag #MeToo: il problema, però, è che ha sortito esattamente l’effetto opposto, ovvero quello di spingere ancora più donne a farsi avanti e denunciare i suoi comportamenti. Dopo il fallimento della sua maldestra campagna, Simmons ha scelto la via del silenzio, perché “In questo momento è il turno delle donne di parlare”. Le sue dimissioni da tutte le aziende da lui fondate, in ogni caso, restano valide.