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Raina: l’intervista

23-07-2016 Haile Anbessa

Raina: l’intervista

Raina, membro fondatore della Villa Ada Posse, è uno dei pezzi di storia del reggae romano e nazionale. All’uscita del suo nuovo album Geneticamente Microfonato, sempre per Bizzarri Records, ci ha voluto raccontare un po’ del suo nuovo lavoro, dei prossimi progetti e della sua visione del reggae oggi.

Haile Anbessa: cominciamo dal tuo nuovo album, frutto ancora una volta del sodalizio con Bizzarri Records. Parlamene un po’…

Raina: come premessa vorrei dirti che nei miei progetti primari c’è un album con tutta la Villa Ada. Lo abbiamo rimandato all’anno prossimo, quando la Villa compirà 25 anni, per organizzarci nel migliore dei modi. Geneticamente Microfonato nasce con pezzi scritto qualche anno fa mentre alcuni scritti quest’anno e quindi ho voluto mettere a disposizione questo materiale di tutti. Il mio ultimo album era stato con Bizzarri e quindi la mia scelta era quasi obbligata. Due o tre session a Modena e il disco era pronto.

H.A.: come mai questo titolo?

R.: ti è capitato mai di dire delle cose strane che però suonano bene. Geneticamente microfonato suona quasi come geneticamente modificato quindi la assonanza è totale e mi piaceva come concetto. Il concept è poi evidente anche dalla copertina in cui c’è questo scenario apocalittico e quindi voglio stigmatizzare i danni che stiamo arrecando all’ambiente ultimamente. Poi c’è l’idea che comunque io sono nato con il microfono nel sangue e quindi ci stava bene. Ci tengo molto a questo disco anche perché mi rispecchia molto. Io da qualche anno ho lasciato la città e vivo in montagna a contatto con la natura e la mia vita è migliorata moltissimo. Sono preoccupato per la situazione di oggi dove i soldi del momento sono più importanti del futuro del pianeta.

H.A.: nel disco ci sono influenze punk. Come mai questa scelta?

R.: guarda io mi sono avvicinato alla musica ai tempi della scuola proprio grazie al punk. Anche Chef Ragoo per esempio, con cui ci conosciamo da una vita e abbiamo fatto mille cose assieme, aveva un gruppo punk. Tutti hanno una componente punk inespressa per me. Che colpa ne ho, uno dei miei vecchi pezzi, ha settato questo trend e siccome il pubblico ha apprezzato ho deciso di sperimentare su questa scia.

H.A.: mi accennavi a una reunion della Villa. Puoi dirmi di più?

R.: noi continuiamo a collaborare sempre. Siamo nati assieme e non ci lasciamo mai dato che siamo una vera e propria famiglia. Il problema è che ognuno ha la propria vita e i propri impegni. Il reggae comunque per noi non è mai stato un mestiere ma un mezzo per esprimersi e per far sentire la propria voce. Quindi la famiglia esiste sempre solo che è un po’ difficile organizzarsi. Vediamo però se si riesce e fare qualcosa di bello per i venticinque anni.

H.A.: e il Dancehall Riders?

R.: quella è un’altra mia creatura nata tredici anni fa, con l’aiuto della crew di Bologna Senza Freni. Abbiamo cominciato per scherzo con trenta persona fino ad arrivare a oggi con una due giorni che è una mega festa con nomi come i Sud Sound System che coinvolgono centinaia di persone. Un bel momento in cui la gente si rilassa e si diverte. Certo non è un ritorno economico vero e proprio ma quantomeno le vibes sono inimitabili.

H.A.: come ti sembra la situazione del reggae sia qui che all’estero?

R.: c’è un bel calo qui da noi per quanto riguarda la cultura e la musica in generale. Si è quasi dimezzato tutto e nel reggae si soffre sempre di più. Io per tanti anni ho organizzato concerti e quindi parlo per cognizione di causa. La crisi ha influito sulla musica come su tutto il resto. Prima si usciva molto di più di casa mentre ora si esce anche molto meno, forse anche per colpa delle nuove tecnologie. Dovremmo tornare per strada e vivere la vita vera. Sul reggae ha influito anche secondo me il cambiamento dei suoni dalla fine del 2009, con pezzi dancehall che sono troppo elettronici e house. Anche la mancanza del Rototom in Italia ha fatto perdere una grossa fetta di pubblico, perché non c’è più la passione e la curiosità di un tempo. Terzo elemento, soprattutto per quanto riguarda Roma, è anche il discorso dell’omofobia, troppo enfatizzato con campagne troppo aspre, che forse ha fatto disamorare molte persone nei confronti del nostro genere preferito. Io personalmente non ho mai incitato alcun tipo di odio e negli anni ho cantato anche contro l’omofobia però forse queste critiche sono state un po’ troppo strumentali e non è giusto.

H.A.: stai già lavorando a qualcosa di nuovo?

R.: guarda appena finito il disco ho già scritto due pezzi nuovi ma aspetto un po’ per buttarli fuori per dare un po’ d’aria al disco. Io sono così, magari per un album ci impiego dieci anni e per tre pezzi ci impiego un giorno! Adesso comunque sono in giro tutta estate per vari festival in tutta Italia e quindi potrete vedermi tutti sul palco.

Sito Villa Ada Posse

Il twitter di Raina