Abbiamo avuto modo di intervistare le due anime dei Nazarenes, un’ottima band reggae roots con base nella fredda Goteborg in Svezia ma con le radici nel caldo corno d’Africa. I fratelli Medhane e Noah infatti tengono alto il vessillo del reggae roots e noi di Hotmc.com abbiamo avuto la fortuna di poterli intervistare.
Haile Anbessa: iniziamo dalle vostre origini da dove venite?
Nazarenes: noi siamo due fratelli nati e cresciuti ad Addis Abeba da una famiglia eritrea. Siamo la prova vivente della possibilità di convivenza e unità tra le varie etnie (ridono). Siamo rimasti in Africa fino ai 17 anni di età. Oggi però viviamo entrambi in Svezia.
H.A.: è apprezzata la reggae music in Svezia?
N.: molto fino a poco tempo fa avevamo l’Uppsala reggae festival che era molto apprezzato. Abbiamo anche moltissime nuove band che stanno facendo molto bene. Per noi comunque la musica è musica e anche quando siamo stati invitati in festival rock or metal siamo contenti di portare il nostro messaggio ovunque.
H.A.: come avete iniziato a cantare? E come?
N.: facciamo musica da sempre ma il gruppo dei Nazarenes si è formato nel 2000. Essendo due fratelli abbiamo sempre lavorato in maniera indipendente su progetti singoli influenzandoci però l’un l’altro ma alla fine abbiamo deciso di unire gli sforzi. Abbiamo sempre suonato in varie band qui e là ma volevamo qualcosa di veramente nostro per tirare le somme delle nostre varie esperienze. Abbiamo sperimentato molto perché la formazione di un gruppo richiede secondo noi tempo e pazienza per essere costruita a dovere. La filosofia del reggae è molto profonda e quindi secondo noi richiede molto tempo per essere introiettata. Il reggae non è una musica comune e quindi abbiamo dovuto filtrare molto prima di giungere a questo risultato.
H.A.: perché avete scelto questo nome?
N.: riprendendo quello che abbiamo detto poco fa poiché il reggae ha un significato profondo abbiamo scelto un nome importante, biblico che richiama l’ordine dei Nazareni e Gesù Cristo. Se dobbiamo essere sinceri quando eravamo in Etiopia non sentivamo molto parlare di Haile Selassie e dei rasta di conseguenza poiché Sua Maestà è ancora abbastanza osteggiato nel nostro paese ma scegliendo questo nome che designa in un certo senso sia i rasta consapevoli che quelli non abbiamo fatto la scelta giusta.
H.A.: e come vi siete avvicinati al reggae e al Rastafari in Etiopia quindi?
N.: beh tutto è partito dalla musica come credo sia successo alla maggior parte di noi. Il messaggio lo abbiamo trovato per la prima volta proprio nella musica. Bob è arrivato per primo nelle nostre vite (ridono), poi Jimmy Cliff e molti altri. La cosa buffa è che non sapevamo neppure che quella magica musica si chiamasse reggae. Ma le vibrazioni ci sono piaciute fin da subito (ridono). Nel nostro paese la musica non si ascolta per generi semplicemente si accende la radio e ci si lascia prendere.
H.A.: oggi vi capita di tornare ogni tanto a casa per dei concerti?
N.: 10 anni fa siamo tornati in Eritrea per fare un concerto. La gente apprezza molto la musica reggae per il messaggio che portiamo anche in maniera inconsapevole. Il reggae non è molto diffuso ma tentiamo di portarlo con gioia. La situazione là è ancora piuttosto tesa. La maggior parte della gente in Etiopia non apprezza oggi Haile Selassie. Sia etiopi che eritrei lo considerano come una sorta di oppressore oggigiorno. Ma in compenso ci sono altre persone che lo vedono come un messaggero e un portatore di pace in Africa.
H.A.: come avviene la genesi delle vostre canzoni?
N.: ogni volta è diverso. Ma oramai abbiamo una forte connessione con il team di I Grade che ci produce i ritmi e quindi solitamente lavoriamo sempre assieme. Solitamente ascoltiamo un ritmo, le vibrazioni che ci trasmettono e su questo formiamo le liriche. Ma in passato poteva essere anche il contrario. Diamo molta importanza alla profondità dei testi. I testi vengono sempre e comunque dall’esperienza di tutti i giorni. A volte può accadere che fra noi due su un testo possiamo comporre in maniera indipendente ognuno un suo testo e poi è incredibile vedere come giungiamo spesso alle stesse conclusioni. In ogni caso da un album all’altro cambiamo spesso tecnica di composizione.
H.A.: quali sono i vostri modelli musicali?
N.: siamo cresciuti con varie influenze dal jazz al reggae. Nel mondo del reggae siamo cresciuti ascoltando Bob Marley, Dennis Brown, Israel Vibrations, Gregory Isaacs e così via. Ci piace la musica ricca di misticità. Ripetiamo che il reggae non è solo una musica è qualcosa che vivi. Tutto quello che cantiamo deve essere pulito, sincero e deve venire dal cuore. Non ci sono business o secondi fini per noi. Speriamo che il messaggio arrivi a tutti, passo dopo passo, senza fretta.
H.A.: su cosa state lavorando adesso?
N.: ci siamo fermati un attimo ma presto torneremo in studio per registrare e poi ad andare in tour a suonare la nostra musica.
H.A.: un nome con cui fare un featuring dei sogni?
N.: wow sono moltissimi ma a oggi diremmo Max Romeo per la sua energia e la sua storia all’interno della reggae music.
Sito dei Nazarenes: http://nazarenesmusic.com/